Per affrontare la tematica delle allergie alimentari vorrei partire subito riportando alcuni dati per dare una dimensione del problema: negli USA circa 50 milioni di persone sono affette da allergia di qualche tipo. In particolare, le allergie alimentari interessano circa il 5% dei bambini ed il 4% degli adulti, secondo le statistiche riportate dal Center for Disease Control and Prevention – CDC.
Anche in Europa i numeri sono alti: oltre 17 milioni soffrono di allergie da cibo. In Italia ci sono circa 2 milioni di allergici, di cui 600.000 sono bambini.
La cattiva notizia è che possiamo sviluppare in qualsiasi momento allergie alimentari nei confronti di cibi che abbiamo consumato senza problemi per anni.
Una reazione allergica alimentare ha luogo quando il sistema immunitario reagisce oltremisura all’ingestione di una sostanza specifica contenuta in una pietanza, identificandola come dannosa e scatenando una risposta protettiva.
Da un lato le allergie tendono ad ereditarsi da un punto di vista familiare, ma è comunque impossibile predire se un bambino erediterà l’allergia di uno dei genitori o se i suoi fratelli presenteranno una condizione simile. Alcune evidenze suggeriscono che i fratelli più giovani di un bambino che soffre di allergia agli arachidi saranno anch’essi allergici agli arachidi.
I sintomi di allergie alimentari possono essere moderati o severi, ma attenzione: il fatto che la reazione iniziale generi un sintomo blando non vuol dire che tutte le reazioni a seguire saranno simili; un alimento che attiva solo sintomi lievi in una prima occasione potrebbe generare sintomi ben più severi successivamente.
La massima reazione allergica va sotto il nome di “shock anafilattico”, ossia una risposta del sistema immunitario a volte letale che interessa tutto l’organismo. Tale reazione può compromettere la respirazione, causare una discesa drammatica della pressione del sangue e modificare drasticamente la frequenza cardiaca. L’anafilassi può avvenire nell’arco di minuti dall’esposizione/assunzione del cibo di interesse. Può essere fatale e deve essere trattata immediatamente con un’iniezione di epinefrina (adrenalina).
Se da un lato ogni alimento può potenzialmente scatenare una reazione allergica, ci sono 14 tipi di cibi, riconosciuti dalla Comunità Europea, che causano oltre il 90% delle reazioni avverse:
- Cereali contenenti glutine;
- Crostacei e prodotti a base di crostacei;
- Uova e prodotti a base di uova;
- Pesce e prodotti a base di pesce;
- Arachidi e prodotti a base di arachidi;
- Soia e prodotti a base di soia;
- Latte e prodotti a base di latte;
- Frutta a guscio;
- Sedano e prodotti a base di sedano;
- Senape e prodotti a base di senape;
- Semi di sesamo e prodotti a base di semi di sesamo;
- Anidride solforosa e solfiti;
- Lupini e prodotti a base di lupini;
- Molluschi e prodotti a base di molluschi.
Solitamente, i sintomi scatenati da una reazione allergica coinvolgono la pelle, il tratto gastro-intestinale, il sistema cardiovascolare ed il tratto respiratorio. Si possono manifestare in uno dei seguenti modi:
- vomito e/o crampi allo stomaco;
- orticaria;
- fiato corto;
- tosse prolungata;
- shock o collasso circolatorio;
- difficoltà nella deglutizione;
- ingoio della lingua, compromettendo la capacità di parlare o respirare;
- abbassamento pulsazioni;
- colore pallido o blu della cute;
- svenimento/malessere;
- anafilassi.
La maggior parte dei sintomi causati da allergeni contenuti nel cibo avvengono nell’arco di due ore dal momento dell’ingestione, cominciando già dai primi minuti. In alcuni casi particolarmente rari, la reazione può essere ritardata di 4/6 ore.
Allergie alimentari | Come evitare i sintomi?
Una volta che l’allergia viene diagnosticata, il trattamento più efficace consiste nell’evitare quell’alimento. I cibi maggiormente associati alle allergie nei bambini sono:
- latte;
- uova;
- arachidi.
I bambini spesso riescono a superare le allergie a latte e uova, mentre quelle agli arachidi ed alle noci possono persistere nel tempo.
Gli allergeni più comuni per gli adulti sono:
- polline;
- arachidi e noci;
- pesce e molluschi.
Inoltre, i soggetti allergici a cibi specifici possono potenzialmente manifestare reazioni a cibi correlati. Ad esempio, un individuo allergico alle noci potrebbe esserlo anche agli arachidi, o un soggetto allergico ai gamberetti potrebbe esserlo anche a granchio ed aragosta.
Ricordiamo che non c’è modo di predire in che modo avverrà la prossima reazione allergica, ed ecco perché gli allergologi non identificano un soggetto allergico “blando” oppure “ad elevato rischio”.
La necessità di avere quante più informazioni possibili dai pattern di cross-reattività e cosa dobbiamo evitare (tramite le prove allergiche) è una delle ragioni per le quali la popolazione dovrebbe essere assistita da specialisti allergologi, così come per altre patologie a carico del nostro Sistema Sanitario Nazionale.
L’allergolo potrebbe pertanto prescrivere test cutanei e/o analisi del sangue, che indicano se sono presenti nell’organismo le immunoglobuline E (IgE) specifiche per gli alimenti
- Test cutanei: forniscono risultati in circa 20 minuti. Una sostanza liquida contenente una piccola quantità di allergene alimentare viene posizionata sulla cute del braccio o sulla schiena. Viene applicata una puntura sulla pelle, affinché il liquido penetri sotto la cute. Il test, che non è mai doloroso, ma può a volte risultare fastidioso, si considera positivo se si sviluppa un segno evidente sulla pelle (simile a quello generato da una puntura di insetto) in prossimità dell’applicazione dell’allergene;
- Analisi del sangue: meno accurate dei test cutanei, ma misurano la quantità di anticorpi IgE agli specifici alimenti. Normalmente i risultati sono disponibili in una settimana;
- Test alimentari: i più accurati per effettuare una diagnosi di allergia alimentare. Si somministra l’alimento sospetto in dosi crescenti in un determinato lasso di tempo, e a questo segue un periodo di osservazione per verificare se compaiono o meno reazioni allergiche, ma attenzione: queste prove devono essere effettuate in un centro specializzato ed avendo a disposizione i farmaci per eventuali emergenze, primo fra tutti l’adrenalina iniettabile.
Quindi cosa fare? Il migliore trattamento è evitare di consumare l’alimento contenente l’allergene in questione. Controllare sempre con attenzione le etichette dei prodotti ed imparare se ciò che dobbiamo evitare abbia altri nomi.
Attenzione alle diciture: “può contenere”, oppure: “prodotto con apparecchi in comune con altre catene di produzione”, o ancora: “prodotto in uno stabilimento deputato ad altre produzioni”. In caso di dubbi, consultiamo il nostro allergologo.
Molte persone che soffrono di allergie alimentari si chiedono se la loro condizione sia permanente: non esiste una risposta assoluta. Le allergie a latte, uova, farinacei e soia possono scomparire nel tempo, mentre quelle ad arachidi, noci, pesce e molluschi tendono a durare per tutta la vita.
Bisogna essere anche più attenti quando si mangia al ristorante. I camerieri (e talvolta lo staff in cucina) potrebbero non conoscere tutti gli ingredienti di ogni piatto. I soggetti allergici non devono esitare ad informare il personale di sala delle proprie allergie o intolleranze.
L’adrenalina è la prima linea di cura nello shock anafilattico, che può aver luogo in pochi secondi o minuti dopo l’esposizione agli allergeni e può anche peggiorare rapidamente e diventare fatale.
Una volta effettuata la diagnosi di allergia, l’allergologo dovrebbe prescrivere un auto-iniettore di adrenalina ed insegnare al paziente ad utilizzarlo. Bisognerebbe inoltre che il paziente avesse sempre con sé un documento che riporti i farmaci che il soggetto di solito assume e quelli che deve evitare.
Quando iniettare l’adrenalina?
Non appena si notano sintomi severi quali fiato corto, tosse ripetuta, polso debole, orticaria, restringimenti alla gola, difficoltà respiratorie o di ingoio o anche una combinazione di questi sintomi con vomito, diarrea o dolore addominale. Step successivo: chiamare i soccorsi o trasportare la persona al Pronto Soccorso.
Allergie Alimentari | Video
Un’ultima curiosità: Ci si è sempre chiesto se sia possibile prevenire le allergie sin dall’inizio della vita di un bambino: ebbene, nel 2013 l’American Academy of Pediatrics ha pubblicato uno studio che dimostrava che somministrare cibi solidi a bambini molto piccoli poteva scatenare allergie. Le linee guida raccomandano di non introdurre mai tali alimenti prima delle 17 settimane di vita e di nutrire i propri bambini soltanto con latte materno il più a lungo possibile.
Studi recenti hanno però anche dimostrato che somministrare alcuni di questi cibi nel primo anno di vita aiuti il bambino a tollerarli. In attesa di una risposta definitiva dalla scienza, andiamoci cauti nell’introdurre questi cibi.