«Abbraccio con entusiasmo una parola che secondo me descrive benissimo ciò che potrebbe essere l’evoluzione odierna del femminismo: il femminilismo. La sfumatura è impercettibile ed enorme. Significa “io non voglio entrare nel mondo degli uomini assorbendo quelle caratteristiche maschili che ho deplorato fino all’altro ieri.
Non ho bisogno di parlare come loro, sfoggiare cinismo e superficialità emotiva, sete di competizione e amore per il turpiloquio per dimostrare di essere al pari loro nella vita. Io voglio portare nel mondo la mia femminilità, valorizzarla e pretendere di non svilire o mascherare quello che è il bagaglio forte di noi donne: la sensibilità, l’empatia, la capacità di guardare lontano e leggere oltre le righe, la tenerezza. (…) Cara figlia: sii donna. Visto che il grosso del lavoro è stato fatto, compi gli ultimi passi e riprenditi la tua natura. Concediti il lusso di marciare sul tuo posto di lavoro col tacco dodici e pretendi di essere presa sul serio ugualmente, spendi una fortuna in cosmetici e profumi, sii vanitosa, sii bella e fiera di esserlo, spargi intorno a te e alle tue lotte quotidiane il fascino della tua femminilità. Perché rinunciarvi sarebbe la vera sconfitta».
Così, nel Glamour in edicola dal 19 ottobre, la scrittrice Carla Vangelista espone, sotto forma di lettera a una figlia immaginaria, il manifesto del nuovo “femminilismo”, evoluzione delle necessarie lotte femministe degli Anni Settanta.
Il numero di novembre del mensile diretto da Cristina Lucchini, tutto firmato da donne (scriventi e fotografe) e tutto incentrato sul nuovo Women Power, è parte assieme alle altre 16 edizioni mondiali di Glamour di un progetto internazionale ispirato alla Women’s March che, da Washington lo scorso 21 gennaio, ha lanciato in tutto il mondo il movimento delle “Pussyhat”. La stilista inglese Stella McCartney ha creato per l’occasione una T-shirt limited edition in cotone biologico con la scritta “Women Power Love”, i proventi delle cui vendite (www.stellamccartney.com) vanno a The Girl Project, un’iniziativa mondiale per promuovere l’educazione delle adolescenti, legata a sua volta a Let Girls Learn, il progetto dell’ex First Lady Michelle Obama.
Ogni edizione ha scelto un personaggio per indossarla in copertina: negli Stati Uniti è la teen idol Zendaya, in Italia è Chiara Ferragni che, a 30 anni, è stata nominata da Forbes la Fashion Influencer numero uno al mondo, titolare di due aziende da 10 milioni di fatturato annuo.
«Le donne sono il centro del mio mondo», dice Ferragni nell’intervista a Glamour, «sono la maggioranza sia nel mio team di lavoro sia in famiglia – le mie due sorelle e la mamma che, fin da quando eravamo piccole, si raccomandava: “Non vi serve il principe azzurro, siate autonome”. (…) “Mettiti in testa che puoi fare qualsiasi cosa e arrivare dove vuoi”. È chiaro da chi ho preso la self-confidence?». Eppure, racconta Chiara, fino a qualche anno fa lei stessa ha vissuto «combattuta tra la soddisfazione e l’ansia da prestazione (…) Noi donne abbiamo una vocina interiore che ci tira giù, che ci spinge a dubitare: e se fosse solo fortuna?». Si considera una femminista: «Il mio romanzo del cuore è La vera storia di Charlotte Doyle di Avi. Devo averlo letto all’età di 12/13 anni, ma mi è rimasto dentro. La protagonista s’imbarca in Inghilterra per tornare in America e scopre di essere l’unica passeggera donna. Comincia così la sua avventura fra marinai e capitani col pugno di ferro, che è soprattutto una battaglia contro i pregiudizi degli uomini. (…) Per me [femminismo] significa non avere bisogno di copiare certi atteggiamenti maschili per raggiungere obiettivi professionali importanti; indossare un abito corto per il gusto di sentirmi bella; non temere di essere giudicata». E dopo il matrimonio con Fedez, che avverrà a giugno o a settembre 2018 e che sarà «condiviso minuto per minuto con i nostri followers», sa che cosa intende insegnare ai suoi, di figli o figlie: «A seguire l’istinto e rischiare. A uscire dalla massa e a non porsi limiti».
Il numero di Glamour #poweredbywomen – questo l’hashtag del progetto internazionale – contiene, oltre all’intervista a Stella McCartney («Le posizioni di potere vengono riservate agli uomini. Che errore, che peccato! Ce li meritiamo, quei posti di comando. Ce lo meritiamo, il rispetto. (…) Volevo disegnare una maglia che parlasse chiaro, come fanno le donne; che aprisse loro gli occhi sul potere che hanno a disposizione e che, al contempo, le incoraggiasse a guardarsi dentro, ad amare se stesse e gli altri. (…) Amatevi. Non inchinatevi a nessuno, se non ci credete davvero. E fate lo sforzo di aiutarvi tra voi»), le testimonianze di altre donne non comuni, da Halima Aden, la modella con il velo, a Livia Firth, attivista della sostenibilità. Più una carrellata di 100 donne simbolo, 10 frasi iconiche, e una definizione di “female empowerment” chiesta a 27 protagoniste del mondo dello spettacolo, della cultura e della moda. Una fra tante, Isabella Ferrari: «Il “female empowerment” è la magia della diversità. Il grande cambiamento sarebbe non solo avere il potere, ma poterlo esercitare al femminile, “a modo nostro”».