Je Suis Charlie. Quasi un mese fa (7 gennaio 2015) a Parigi, due uomini armati di kalashnikov irruppero nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo e, durante la riunione settimanale di redazione, uccisero ben dodici uomini e ne ferirono molti altri.
L’attacco al giornale satirico avvenne dopo la pubblicazione su Twitter di una vignetta su Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato Islamico, e i due attentatori durante l’azione inneggiarono appunto ad Allah per poi fuggire immediatamente.
Successivamente i due uomini furono identificati e durante la caccia effettuata dalla gendarmeria francese morirono altre otto persone tra poliziotti, ostaggi e attentatori stessi.
In tutto il mondo si avviò poi una campagna di solidarietà, portata avanti sui social network con l’hashtag #JeSuisCharlie. Essendo stati colpiti diversi disegnatori, anche in Italia molti colleghi, conosciuti e non, tra fumettisti e autori, hanno provveduto a realizzare vignette commemorative sulla strage di Charlie Hebdo.
Alcune testate giornalistiche, sia cartacee che online, hanno seguito la scia e una settimana dopo l’attentato: Il Fatto Quotidiano è uscito con allegato il numero 1.178 di Charlie Hebdo, con una tiratura di 268mila copie andate quasi immediatamente esaurite; e il Corriere della Sera ha realizzato un volumetto di vignette di autori italiani il cui ricavato di vendita (€ 4,90) sarebbe andato in favore della redazione di Charlie Hebdo.
L’iniziativa lodevole del Corriere si è però ritorta contro quando diversi autori, le cui vignette erano state inserite nel volumetto, hanno fatto presente tramite i propri canali ufficiali online, che il Corriere si era “appropriato” delle loro opere senza averne chiesto preventivamente i diritti, e in più ha anche pubblicato le suddette vignette scaricandole da Internet con una bassa risoluzione.
Non è la prima volta che, su Internet, alcune testate giornalistiche, perlopiù locali, si arrogano il diritto di utilizzare senza il consenso degli autori i loro lavori (purtroppo è una pratica che avviene da anni), ma è proprio quando la situazione ha risalto a livello nazionale che il tutto prende una piega diversa, e chi si è appropriato delle opere altrui senza chiederne i diritti rischia di fare una figura grama.
Questo è quello che è successo al Corriere della Sera, attaccato da più autori, tanto per citarne qualcuno: Giacomo Bevilacqua autore di A panda piace, e Leonardo Ortolani autore di Rat-Man (dal quale è tratta la vignetta a corredo dell’articolo).
Intervistato da Wired.it, il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli si è “scusato” dicendo che hanno preso le vignette da Internet, contattandone parte degli autori per i diritti, e scrivendo nel volumetto stesso che il Corriere era a disposizione di tutti per riconoscere i diritti; se avessero dovuto chiedere a tutti, l’iniziativa intrapresa non avrebbe più avuto significato.
In più, lo stesso De Bortoli, con un tweet affermò che i ricavi della vendita del libretto sarebbero andati tutti a Charlie Hebdo. Peccato che, come ha fatto notare sempre su Wired.it Giacomo Bevilacqua, il libretto era in vendita “esclusivamente” in abbinamento al Corriere della Sera, quindi i soldi delle copie in più del Corriere a chi altri sarebbero andati, se non al Corriere stesso?
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