Immaginiamo di essere in una stanza buia, con le orecchie tappate e gli occhi coperti, senza alcuna possibilità di recepire suoni, di vedere dove mettiamo i piedi o cosa intralcia il nostro percorso: è questa la condizione in cui si trova perennemente chi è affetto da sordocecità e da gravi menomazioni della vista e dell’udito

Sordocecità e Comunicazione

Basti pensare alle persone con Sindrome di Usher, una rara malattia congenita studiata per la prima volta nel 1858 dal medico Von Graefe, ma così denominata dall’oculista scozzese Charles Usher. La sindrome di Usher si manifesta con ipoacusia congenita associata a retinite pigmentosa comportando una degenerazione progressiva della retina. Si tratta di una malattia ereditaria autosomica recessiva, cioè i genitori delle persone che ne sono affette non presentano la malattia, ma sono portatori di uno stesso gene mutato.

Sordocecità e ComunicazioneNonostante il buio silenzioso, anche in questi casi interagire con gli altri è possibile. Esistono, infatti, diversi metodi di comunicazione non verbali, applicati alternativamente a seconda che vi sia una perdita totale di vista e di udito o che sussistano residui nei canali sensoriali.

Nel caso di persone sorde con ancora un buon residuo visivo è possibile ricorrere alla LIS quale sistema di comunicazione. Venuto meno anche il residuo visivo, la LIS viene impiegata a livello tattile (LIST): la mano della persona sordocieca, nel ricevere la comunicazione, viene posta su quella dell’interlocutore percependo tattilmente il segno e comportamenti non manuali non più visibili, grazie ad opportuni accorgimenti.

Un ulteriore sistema comunicativo è quello ideato da Eugenio Malossi, lui stesso affetto da sordocecità e da cui prende il nome. Si tratta di un metodo per l’utilizzo del quale si presuppone la conoscenza della lingua italiana scritta: ad ogni falange della mano viene associata una lettera dell’alfabeto, diventando una sorta di tastiera del computer. La parola viene, così, composta toccando o pizzicando le falangi o il palmo.

Sordocecità e ComunicazioneIl metodo Braille, invece, viene utilizzato da persone non vedenti o sordocieche: le lettere dell’alfabeto o i numeri sono rappresentati attraverso punti in rilievo disposti all’interno di una casella rettangolare; la lettura avviene facendo scorrere l’indice della mano destra sulle lettere così rappresentate.

Un metodo di comunicazione semplice e ampiamente utilizzato – in quanto permette una interazione immediata- è lo stampatello: l’indice viene utilizzato come una penna per scrivere la parola sul palmo della mano.

Molto spesso, però, non è possibile ricorrere ad un vero e proprio codice linguistico; basti pensare al caso di persone sordocieche o pluriminorati psicosensoriali con deficit a livello cognitivo. In questi casi è possibile ricorrere a svariate forme di comunicazione mediante l’utilizzo di gesti o movimenti del corpo (forma comunicativa comportamentale), di oggetti, immagini che rappresentino azioni, situazioni o bisogni.

Spesso l’interazione dei sordociechi va ben oltre la “semplice” comunicazione di informazioni o bisogni; non si può non menzionare Francesco Ardizzino, sordocieco di Novara, il quale, oltre a svolgere normali attività come correre o andare in piscina, si cimenta in costruzioni fatte con mollette di legno che riproducono fedelmente, in scala, monumenti della portata della Torre di Pisa.

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