Quando pensiamo di apprendere una lingua diversa da quella che abitualmente parliamo, automaticamente  la mente va all’inglese, al tedesco, al cinese o, in generale, ad ogni lingua la cui produzione avviene mediante l’utilizzo del canale vocale-uditivo, non certo alla lingua dei segni.

LIS - Lingua dei Segni ItalianaEsiste, però, un’affascinante lingua usata, se ci riferiamo solo all’Italia, da più di 70.000 persone. Si tratta della lingua segnica che, nel nostro paese, è indicata con la sigla LIS.

La lingua dei segni non è un linguaggio o una pantomima, non ricorre a gesti simbolici né tantomeno si esprime mediante “codici”. Si tratta, invece, di una vera e propria lingua che, ricorrendo a parole con un proprio significato ed una propria realtà linguistica, differisce dalla lingua parlata nell’area di riferimento delle diverse comunità sorde.

La sigla LIS, ad esempio, sta per “Lingua dei Segni Italiana” e non per “Lingua Italiana dei Segni”, proprio per mettere in risalto la circostanza che si tratta di una vera e propria lingua utilizzata in area italiana e non, invece, della lingua italiana riprodotta in segni.

Ogni segno è composto da quattro parametri formazionali o “cheremi”– il corrispondente dei “fonemi” delle lingue parlate – ossia la forma (configurazione), il movimento, l’orientamento della mano ed il luogo in cui essa si trova nell’eseguire il segno. Estremamente importante è anche l’espressione facciale, tanto da essere considerata come il quinto parametro formazionale: essa, infatti, sostituisce il tono della voce, rendendo possibile la comunicazione dell’intensità di un sentimento, un’emozione o  un’intenzione.  Dalla combinazione di tali parametri è possibile eseguire un numero infinito di segni, realizzando la possibilità di esprimere qualsiasi tipo di concetto, anche astratto.

LIS - Lingua dei Segni ItalianaLe lingue segniche, a differenza delle lingue parlate, utilizzano il canale visivo-gestuale ed hanno sintassi e grammatica propria: per apprenderle, dunque, non è sufficiente ricorrere semplicemente ad un dizionario!

Se prendiamo in considerazione il canale di produzione della lingua dei segni, possiamo affermare senza dubbio che si tratta di un codice comunicativo universale: ogni lingua dei segni viene eseguita manualmente ed arriva al destinatario attraverso il senso della vista.

Bisogna, però, ricordare che esistono tante lingue dei segni quante sono le comunità sorde sul pianeta. Come le lingue vocali, infatti, le lingue dei segni sono nate allorquando i sordi hanno avuto la necessità di comunicare tra di loro e di trasmettersi esperienze, sentimenti ed emozioni. Ciascuna lingua dei segni ha poi sviluppato “caratteristiche proprie, legate alla particolare cultura in cui viene usata”. Tuttavia, così come gli udenti hanno l’ “esperanto” ossia una lingua artificiale che ha la pretesa di voler essere universale, anche i sordi hanno la “gestuno” data da una selezione di diversi segni tratti da diverse lingue dei segni.

Sempre più spesso, inoltre, in occasioni formali di portata internazionale si ricorre all’utilizzo dell’ASL (American Sign Language) , la quale tende così a diventare una specie di “lingua franca” per gli incontri internazionali.

La lingua dei segni è, dunque, una vera e propria lingua che la comunità sorda riconosce, in ogni parte del mondo, come propria lingua naturale.