Quante volte vi capita di passare tra le strade ed i vicoli della vostra città o del vostro paese per andare a lavoro, a scuola, all’università o semplicemente per una passeggiata? Sicuramente avrete perso il conto, ma io vi chiedo: conoscete davvero quei luoghi così familiari? Avete mai notato, nel capoluogo campano, l’obelisco di Benevento?

Fermatevi un attimo e riflettete sul vostro percorso quotidiano: chiedetevi se avete mai notato qualcosa di strano, che forse per una ragione o per un’altra non dovrebbe essere lì. Spesso, proprio tra le nostre strade, si può nascondere un’antica storia celata dal tempo…

Nel cuore della città di Benevento, ad esempio, lungo Corso Garibaldi al centro di piazza Papiniano svetta verso il cielo un obelisco egizio del I secolo d.C.. No, non avete letto male, proprio egizio! Cosa ci fa un obelisco al centro del capoluogo sannita, lontano chilometri e chilometri dal Paese delle piramidi? Da dove proviene l’obelisco di Benevento?

obelisco di BeneventoPer risolvere questo arcano non bisogna essere dei provetti Indiana Jones o delle giovani Lara Croft, basta risalire Corso Garibaldi e fare una visita al Museo ARCOS, alla mostra permanente di “Iside, la scandalosa e la magnifica”. L’accesso del museo è all’inizio del Corso, nei sotterranei del Palazzo della Prefettura, subito dopo la fontana bronzea dedicata ai duchi Longobardi.

Scendendo i pochi gradini ci si ritrova subito circondati da altri reperti egizi o egittizzanti, tutti ritrovati nel corso di un secolo negli scavi archeologici dell’antica città romano/sannita; è come scorrere a ritroso nel tempo fino ad arrivare al I secolo d. C., all’epoca dell’imperatore romano Domiziano.

Con l’aiuto di esperte guide e di ricostruzioni in filmati 3D, scopriamo che sin dal II secolo a.C. Benevento era un luogo di culto della dea Iside, potente divinità dell’antico Egitto, sposa di Osiride, dea della Luna, della magia e dell’agricoltura. Tra le maestose volte a botte dei sotterranei del palazzo del Governo viene ricostruito l’Iseo, l’antico tempio della dea, fatto erigere da Domiziano nell’ottavo anno del suo impero e purtroppo mai ritrovato.

Un imperatore romano protetto da una divinità egizia: la leggenda narra che durante i tumulti per la successione all’impero dopo il suicidio di Nerone, l’imperatore Vitellio, temendo di essere spodestato da Vespasiano, cercò di ucciderne il figlio Domiziano arroccatosi sul colle Campidoglio, a Roma. Il giovane e futuro imperatore si travestì da sacerdote isiaco e, nascosto tra la folla, raggiunse l’Iseo del Campo Marzio dove trovò rifugio.

Fu così che nacque questo profondo legame tra l’imperatore e la dea, vista come una madre protettiva, e lui volle ringraziarla erigendo nella città a lei sacra un tempio in perfetto stile egizio, con statue e sfingi importate dalla terra del Nilo risalenti all’epoca degli antichi faraoni (prelevate probabilmente da Isei in Egitto) e nuove statue di pregevole fattura, ma che non riescono ad eguagliare la magnificenza dei falchi di età faraonica, in mostra al museo.

Domiziano fece erigere anche due obelischi gemelli, uno integro, che ci ha iniziato a questo viaggio attraverso la storia a piazza Papiniano, e uno frammentario ma ben restaurato, posto nella ricostruzione del tempio alla fine del viale di sfingi messe a guardia del luogo sacro.

Le antiche parole scritte in geroglifico prendono vita tramite un filmato tridimensionale; lette dalla profonda voce dell’interprete dell’imperatore/faraone, con orgoglio dedica il tempio alla dea Iside “Signora di Benevento”.

Museo ARCOS di Benevento

Dopo il viale di sfingi si entra, in silenzio quasi mistico, nell’ante-cella dove ci accolgono le statue di età Adrianea delle adoratrici di Iside, riconoscibili grazie al nodo all’isiaca, legatura del panneggio giusto nel centro del petto. Sullo sfondo, a separare il luogo sacro accessibile solo ai sacerdoti, un muro di antichi reperti, provenienti anche dall’Egitto. Grazie ad uno schermo digitale di facile utilizzo, con un tocco si possono avere informazioni dettagliate su ogni singolo pezzo esposto.

Nel Sancta Sanctorum, il luogo più sacro, sono conservate la cista mistica in porfido rosso (pietra di profondo valore politico legata alla figura dell’imperatore), e una barca dove sorgeva un tempo la statua di Iside Pelagia, protettrice dei naviganti. Proprio qui compare la dea, nell’ultimo filmato della nostra visita, che, con una rilettura forse troppo teatrale, si presenta con tutta la sua magia e potenza, recitando versi di Apuleio.

Tutti questi rinvenimenti archeologici fanno di Benevento una delle città con maggior concentrazione al mondo di reperti egizi ed egittizzanti scoperti fuori dall’Egitto. Per risalire le epoche e tornare nel presente, basta continuare la visita del museo che è sede di esposizioni di arte contemporanea, facendo un salto di quasi duemila anni. Ma cosa resta dell’Antico Egitto a Benevento? E’ tutto perduto nel corso dei secoli?

Secondo Muller, studioso tedesco, forse vi erano addirittura tre templi dedicati alla Dea, ed in uno di questi si venerava Iside Lactans, ovvero mentre allatta il figlio Horus… guarda caso a Benevento, nella chiesa della Madonna delle Grazie, viene adorata la Madonna che allatta Nostro Signore. Coincidenze? In fondo l’Egitto, anche dopo millenni, continua a vivere velato tra le strade ed i vicoli dell’antica Benevento.

Forse, dopo questo impressionante viaggio tra divinità antiche e reperti egizi, cominceremo a cercare i segreti delle nostre città, che ci attendono nascosti… anche dietro l’angolo.